SALA SCICLUNA
SENTIERI DEL SENTIRE - STAGIONE EVENTI ANNO 2024/25 PRESENTA:
SAB 17 MAG 2025 | ORE 20:45
“E per Compagna ... la Luna”
di e con Alberto Giovannini Luca
“Beati quelli che hanno vent’anni, una mente casta, un corpo temprato, una madre animosa. Beati quelli che, aspettando e confidando, non dissiparono la loro forza, ma la custodirono nella disciplina del guerriero. Beati quelli che disdegnarono gli amori sterili, per essere vergini a questo primo e ultimo amore … Beati i giovani che sono affamati e assetati di gloria, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché avranno da tergere un sangue splendente, da bendare un raggiante dolore.”
Così cantava, da convinto interventista, Gabriele D’Annunzio e così migliaia, milioni di giovani e meno giovani risposero alla chiamata alle armi, quasi mai volontariamente, quasi mai con convinzione, molti costretti dalla chiamata obbligatoria e per il senso di dovere verso la patria. “Dovere verso la patria” … come suona male ai giorni nostri, come suona strano, come suona stonato. Molti di questi ragazzi scesero le nostre valli e, inquadrati come alpini, fanti, artiglieri, bersaglieri, andarono a combattere per riprendere quelle terre che ci appartenevano di diritto: le “Terre Italiane oltre confine” dalle quali si muoveva il grido di “Viva l’Italia” lanciato dagli irredentisti: Oberdan, Battisti, Filzi, Chiesa, Sauro. Così masse di uomini, i più con un addestramento militare sommario impartito presso le caserme di arruolamento, venivano accalcate presso le stazioni dei grossi centri, dove ad attenderli, per portarli al fronte, trovavano uno degli emblemi della grande guerra: la lenta, lentissima, ma mai abbastanza lenta Tradotta Militare. Quanti furono i militi che presero quel … lungo treno che porta al confine? Durante i 42 mesi di durata del conflitto furono chiamate le classi dal 1874 al 1899 più i primi sei mesi del 1900, per un totale di 5.698.000 uomini. Di questi i militari assegnati ai corpi e alle specialità in zona di guerra furono 4.872.000. In pratica la migliore gioventù italiana, quasi per intero, vinse un soggiorno premio al fronte.
Tra di loro ci fu Meo (Bartolomeo), il protagonista di questa piece teatrale. Falegname trentaduenne, padre di tre figli, richiamato alle armi, nella primavera del 1916, partì da un paesino dell’alto Canavese (Frassinetto) per il Fonte dell’Isonzo, andando a combattere per la ... “Patria”. La stessa Patria che non aveva mai avuto cure per Meo e per tanti italiani come lui e che invece, improvvisamente, si ricordava dei suoi figli ai quali ora chiedeva di offrirle se necessario ... la loro vita. Meo, sebbene totalmente contrario alla guerra, rispose “Presente”. La piece attraversa lo stato d’animo di quest’uomo sospeso tra l’amore verso i suoi affetti: moglie, figli, paese, lavoro e il “Dovere verso la Patria”. Si tratta di attimi, coriandoli della vita di un uomo che ha dovuto partecipare la tragedia della Grande Guerra, conscio di non poter modificare gli eventi della storia, ma profondamente convinto di non esserene mai sconfitto.
La commedia è in 12 Quadri e 2 Tempi:
1° TEMPO: La locanda – Meo e Madlinen – Meo e Giannina – Donne al lavatoio – Il primo colpo di cannone.
2° TEMPO: La tradotta – Donne che rammendano sulle scale - Lettere dal fronte – Le soubrettes al fronte – L’ultima trincea – La lettera – Il saluto di Meo.
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E’ uno fra gli spettacoli più interessanti e fascinosi cui mi sia capitato di assistere di recente. La tridimensionalità degli oggetti, la drammaturgia musicale e, in generale, del sonoro, la ricerca di un particolare tipo di illuminazione e degli effetti che ne derivano, contribuiscono a fare di questo spettacolo non una semplice, e forse prevedibile, opera di divulgazione scientifica in costume ma il racconto di vite e di menti straordinarie messo in scena con il linguaggio straordinario e affascinante, incantato e allo stesso tempo preciso ed esatto, del teatro nella varietà delle sue forme.